Le origini affondano nel lontano XV secolo come vecchia struttura che fu oggetto di successive trasformazioni. L’edificio nel XIX secolo apparteneva ai Conti Carletti-Giampieri di Piticchio di Arcevia, passò poi nelle mani di altri proprietari della zona, e nel 1923 venne acquistato dalla famiglia Spoletini Nazzareno, che aveva lavorato, come capo mugnaio, nel Molino di Santa Marta in Vaticano.
Durante la prima guerra mondiale, richiamato alle armi, venne destinato al molino di Gaville di Sassoferrato (AN) dove si produceva farina per l’esercito. Una lunga tradizione di mugnai, quella della famiglia Spoletini, che oggi porta avanti l’attività dell’antica molitura da oltre cinque generazioni solo nella località Magnadorsa di Arcevia. Nel 1954 la struttura è stata spostata di circa 10 metri adiacenti all’antico edificio per sfruttare il salto dell’acqua con una turbina idraulica tutt’ora funzionante. Come allora, sono rimaste attive le vere macine a pietra naturale, mai modificate
Dopo l’avvento dei molini a cilindri degli anni 50 la macinazione a pietra per uso alimentare finì per scomparire e con essa quasi la totalità delle vere pietre naturali facendo rimanere in circolazione solo macine composte industrialmente per produzioni zootecniche.
La sfida della famiglia Spoletini è stata di conservare per più 30 anni queste macine al sicuro considerate ormai obsolete. Solamente dopo gli anni ’80 vennero rimesse in produzione diventando uno dei primi molini storici in Italia certificato alla produzione biologica e pionieri di questa antica tecnica ormai dimenticata.
Da oltre 40 anni maciniamo prodotti biologici e convenzionali conosciuti a livello internazionale.
Dietro questo mestiere c’è tutta una serie di esperienze maturate nei secoli e portate avanti con tradizione per generazioni. Negli ultimi anni questa tecnica di macinazione è stata riscoperta e ciò ha portato alla costruzione dei moderni molini a pietra.